Un nuovo romanzo giallo per Lorena Lusetti,
che abbandona temporaneamente l’investigatrice Stella Spada per immergersi però ancora una volta nel cuore della sua città, Bologna, con una storia ricca di mistero.
La protagonista del racconto, Federica, è stata lontano da Bologna per diversi anni e quasi si è dimenticata della sua città, ma la morte del marito la induce a ritornare qui dove ha la sua famiglia, per provare a ripartire da capo.
Non torna in casa con i genitori però, l’abitudine all’autonomia la induce ad affittare una camera in un appartamento del centro con una coinquilina.
Nello stesso periodo succedono strani crimini tra le mura Petroniane, persone uccise in modo terribile nei loro appartamenti chiusi dall’interno. Federica vorrebbe pensare solo a ricostruire la sua vita, nonostante ciò verrà coinvolta suo malgrado in queste vicende di sangue, fino a trovare lei stessa la soluzione del mistero.

Ricomincio dall’inferno. Nella pancia di Bologna

Dettagli prodotto

  • Copertina flessibile: 150 pagine
  • Prezzo cartaceo: 12
  • Editore: Damster
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-13: 978-88-6810-309-5

Primo capitolo

Cap. 1

La vita scorre molto veloce:
ti fa precipitare dal cielo all’inferno in pochi secondi.
(Paulo Coelho)

E poi di colpo eccola lì. Lo sguardo sa da solo dove andare, come un automatismo, un richiamo del DNA. Federica poi ricorda molto bene da che parte guardare. Ad un certo punto, anche senza volere, l’occhio cerca quella punta sulla collina. È la basilica della Madonna di San Luca e quando la vede sa di essere a Bologna, a casa. Casa? Ma cosa significa questa parola? Dov’è esattamente quel posto che si può definire casa? È una domanda che Federica non si era mai posta in vita sua, semplicemente perché non ce n’era bisogno. Fino ad oggi. Federica è nata a Bologna, ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza serenamente, né più né meno di tanti bambini della sua età, poi si è iscritta alla facoltà di lettere. A Bologna c’è l’università, quindi non è dovuta andare lontano da casa per studiare. All’epoca ne era dispiaciuta, in quell’età in cui si anela all’indipendenza dai genitori invidiava le amiche “fuori sede”, che abitando lontane avevano affittato un appartamento a Bologna, magari dividendolo con altre studentesse per spartire le spese. Quegli appartamenti di studenti rappresentavano per Federica quanto di più bello al mondo ci potesse essere per una ragazza in età da università. Erano sempre piene di ragazzi, cene, feste, musica. Anche lei frequentava questi appartamenti, poi però ritornava a casa con i suoi genitori, nella sua cameretta di bambina, dove viveva amata e coccolata, senza spese nè preoccupazioni, ma questo all’epoca non le pareva importante. Come sembrano sciocchi, a distanza di tanti anni, i pensieri di allora. Le priorità sono cambiate talmente tanto che Federica si domanda se era veramente lei che faceva questi ragionamenti. Voleva cambiare casa, andare ad abitare da sola, ma non aveva mai veramente immaginato di vivere in un posto che non fosse Bologna. Non lo immaginava, ma nemmeno lo escludeva. Poi conobbe Luca in una serata in casa di una compagna di corso calabrese, nell’appartamento che questa condivideva assieme ad altre tre ragazze. Luca studiava ingegneria, viveva assieme ad altri ragazzi ed era di Roma. Si frequentarono per un po’, poi si lasciarono, poi si ritrovarono, poi Luca finì l’università. Federica l’aveva già finita l’anno precedente, aveva persino cominciato a fare supplenze come insegnante di italiano alle scuole medie. Finita ingegneria Luca sarebbe dovuto rientrare a Roma, a casa sua, per andare a lavorare nell’impresa di famiglia. Che fare? Salutarsi e rimanere amici di penna? Qualcuno da andare a trovare ogni tanto? Ci provarono, ma non funzionò. Si amavano, rimanere separati era una sofferenza. Si sposarono dopo pochi mesi e Federica andò a Roma con Luca, dove trasferì la sua attività di insegnante. Quella diventò la sua casa, l’appartamento luminoso nel quartiere Parioli offerto a Luca dalla sua famiglia. Roma l’accolse a braccia aperte, il clima e l’atmosfera della città la fecero sentire subito a suo agio. Certo tornava spesso a Bologna, dov’erano rimasti i suoi genitori e suo fratello più piccolo Fabio. Ci rimaneva qualche giorno. Anche Bologna, in fondo, era casa sua. Stava bene qui, ma stava bene anche a Roma con Luca. Se ‘casa’ è dove ci sono i tuoi affetti, puoi sentirti a casa anche in due posti differenti. Con il passare del tempo però cominciò a diradare le visite a Bologna dove aveva sempre meno amiche da incontrare, le permanenze dai suoi genitori divennero sempre più brevi. Le faceva piacere vederli, le mancavano, prendeva con gioia il treno per Bologna, però poi una volta arrivata qua non vedeva l’ora di ritornarsene a Roma, da suo marito, nella sua bella casa ai Parioli, dai numerosi nuovi amici e colleghi che frequentava. Negli ultimi tempi, non senza un certo rammarico, se avesse dovuto fare una classifica doveva ammettere che si sentiva più a casa sua a Roma che a Bologna. L’anno prima della disgrazia era salita a Bologna solo una volta, quando suo fratello si era rotto un braccio cadendo dal motorino, e non si era nemmeno fermata a dormire.


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